Suoni delle tradizioni a futura memoria
Folkest in Istria
Si è spesso detto e scritto che la presenza di un festival come Folkest, che ha le sue storiche radici nel cuore della terra friulana, in Istria ha lo scopo di riannodare antichi legami. Vecchie tradizioni comuni che, stemperandosi nella polvere dei secoli, riportino alla memoria antichi comuni riti del Patriarcato di Aquileia ormai consegnati alla memoria. Eppure fino al Concilio Vaticano Secondo la Cantoria di Cividale si rifaceva alla prassi dei discanti, che trovano ancora ragione d’essere negli stessi canti a pera istriani ancor oggi intonati a Valle, Dignano e Rovigno.
Intricati intrecci storici hanno tracciato il percorso di queste due terre così vicine e così lontane, così apparentemente diverse: un paese di rocce, di sole e di mare e una terra di temporali e di primule (come ebbe a dire quel Pier Paolo Pasolini che negli anni della sua gioventù a Casarsa ebbe come amica la giovane violinista istriana Pina Kalz).
Un rilevante flusso migratorio dal Friuli, e particolarmente dalla Carnia, verso la penisola istriana e le isole del Quarnaro, iniziò in verità alla fine del Settecento, per rovesciarsi poi nella seconda metà del ventesimo secolo in seguito al tragico esodo del secondo dopoguerra, al quale inevitabilmente seguirono e un po’ di anni di gelo e di difficoltà di comunicazione.
Ora noi, che siamo persone venute al mondo dopo tutti questi fatti e che spesso non capiamo gli antefatti, ci ritroviamo ad essere istriani con nomi friulani e friulani con cognomi istriani.
Così, quando all’interno del gruppo organizzativo di Folkest s’iniziò a pensare a un allargamento del festival oltre confine venne naturale pensare all’Istria, semplicemente perché in realtà quel confine non c’era e non c’è, dal punto di vista ideale e culturale.
E scelta migliore non poteva essere fatta!
I grandi eventi e l’elevata qualità delle proposte musicali hanno garantito negli anni un forte radicamento di Folkest in Istria e una grande visibilità per una Comunità Italiana che ha saputo dimostrarsi ancora una volta un faro culturale, propositivo e d’avanguardia, nell’Istria di oggi, grazie alla collaborazione con l’AIAS Capodistria, fulcro emotore di questo fermento.
Da Joan Baez a Joe Cocker, passando per Noa, Branduardi, The Klezmatics, Pitura Freska e moltissimi altri musicisti e cantori popolari istriani, friulani e di tutto il mondo che hanno colorato e arricchito le notti capodistriane degli ultimi vent’anni, tracciando sentieri che altri hanno seguito e seguiranno. Non sono mancate le produzioni speciali nate espressamente per il festival, che hanno lasciato una traccia concreta (grazie al competente lavoro documentaristico di TV Koper-Capodistria) di quanto una manifestazione come questa non sia una mera collana di grandi eventi e di begli spettacoli, ma rappresenti un autentico laboratorio, una scommessa vinta, con un piede saldo nel passato e lo sguardo dritto e aperto sul futuro.